
(ANSA) – ROMA, 05 MAG – “La responsabilità che abbiamo come
sistema, oltre innanzitutto al bene primario della salute, è
che non ripartire a livello apicale significa creare un danno a
cascata a livello generale, soprattutto sulle categorie minori
come la Lega Pro e i dilettanti, dove ci sono moltissimi ragazzi
e ragazze, che sono professionisti di fatto, che vivono di
calcio”. Il vicepresidente dell’Associazione italiana dei
calciatori, Umberto Calcagno, intervenuto a RadioSportiva, ha
evidenziato che “in questi mesi, all’interno del nostro sistema,
abbiamo concentrato tutti i nostri sforzi per farci trovare
pronti per un’eventuale ripartenza. Stiamo andando, come è
giusto che sia vista la situazione, a piccoli passi, augurandoci
che possa esserci anche per il calcio la fase due, perché i
calciatori e le calciatrici vogliono ricominciare in sicurezza a
fare il proprio lavoro. E “stiamo creando – sottolinea Calcagno
– un fondo solidaristico per tutelare queste categorie perché
non possiamo permetterci che siano proprio i soggetti più deboli
a pagare il prezzo più alto”.
Sulle recenti notizie provenienti dalla Germania, dove tra i
calciatori sono stati riscontrati 10 nuovi casi di positività,
Calcagno ha ribadito che “si deve partire dal presupposto che ci
dobbiamo affidare alla comunità scientifica e dovranno essere i
protocolli redatti dai medici a dirci come comportarci in questi
casi. Dobbiamo anche augurarci che i progressi della scienza ci
diano risposte confortanti: se i test che si stanno mettendo a
punto riusciranno a darci risposte a breve scadenza, con
tempestività dei controlli e il conseguente isolamento del
singolo, si potrebbe risolvere il problema e si potrà continuare
a procedere a piccoli step. Oggi non c’è la certezza della
ripresa del campionato, ma per i calciatori riuscire a
ricominciare gli allenamenti è di fondamentale importanza per il
mantenimento della loro forma fisica”. (ANSA).
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